Camorra/Europe/Italia/Reportage

Nuova Cronaca Organizzata (4) – l’inizio di un inizio: con lo Stato si ricostruisce

di Lorenzo Scalchi

La conclusione del precedente articolo si basava su una triste constatazione e su un auspicio. Il dato concreto che bisogna registrare è il sequestro di decine e decine di immobili operato dalla magistratura contro la i criminali dell’abusivismo di Villaggio Coppola (frazione turistica della costiera a sud di Castel Volturno e Mondragone, provincia di Caserta). Dopo l’attacco, riuscito in gran parte, contro il potere territoriale dei clan di camorra che governavano questa fascia di terra, non si è vista né la politica locale né un ulteriore aiuto dello Stato finalizzato alla riconversione produttiva di questi beni abbandonati. Quindi, qual è l’auspicio? Che possa essere intrapresa una nuova azione politica per evitare ulteriori infiltrazioni criminali negli affari di riconversione e per coinvolgere i cittadini di Villaggio Coppola e Castel Volturno. Si tratta di riconquistare legalmente – e con senso di giustizia – questo spettacolare pezzo di litorale italiano.

litorale domitioLa buona notizia è che l’auspicio si sta in parte realizzando. Si registra, infatti, una notevole attività imprenditoriale volta alla riqualificazione dei quartieri, delle spiagge, della pineta e, soprattutto, della vita culturale. Questo articolo vorrebbe far luce su questa fatica e su questo difficile impegno progettuale. Che spesso si scontra con gli interessi di chi vuole mantenere questo stato ambientale emergenziale.

Un buon esempio è la storia di Francesco M., imprenditore di Aversa impegnato a gestire un grande hotel tra Castel Volturno e Villaggio Coppola. Francesco sta cercando di concludere un affare, per ottenere in gestione uno dei tanti stabilimenti balneari da tempo abbandonati. Località spiaggia di Castel Volturno. Il suo progetto è “grandioso”, e me lo spiega nei minimi dettagli. Un centro ricreativo e di ristorazione che permetta agli ospiti un soggiorno balneare diurno e notturno abbastanza rilassante e al contempo vivace. Animazione, dunque: bar, sala da ballo e discoteca. Fondamentale sarà la piscina, e il prato d’erbetta tagliata corta con alcuni gazebo bianchi, ombrelloni e sdraio. Un normale stabilimento balneare, niente di più. Una novità eccezionale per Castel Volturno, niente di meno. Una “novità” che ci riporta alle fotografie degli anni Settanta.

Comprendo appieno l’importanza della piscina quando Francesco mi apre una porticina di passaggio in fondo al suo complesso: mi si apre davanti lo spettacolo del mare e di una spiaggia immensa. “Rimini stessa, a confronto, vale poco!”. L’isola d’Ischia di fronte e Procida che si intravede, a destra il litorale di Mondragone, Formia e Gaeta, a sinistra la vedetta vede Pozzuoli. Uno spettacolo rivolto ad Occidente, quasi fatto apposta per cercare il rossore del sole: una spiaggia magnifica. regi lagniMa che ha un problema: il gravissimo inquinamento del mare. “Saranno 15 anni che non entro in acqua, non mi fido” mi raccontava un abitante di Villaggio Coppola. Il problema è che poco distante dal lido di Francesco c’è la foce dei famosi Regi Lagni. Questa serie di canali di irrigazione per i campi della pianura (costruiti dai Romani ammodernati durante il regno dei Borbone) a causa dei mancati investimenti sui depuratori sono diventati una “fogna a cielo aperto”.

Ottimismo

Francesco non si fa sconfiggere dall’inferno delle condizioni ambientali della sua terra. Condizioni create dall’abuso degli uomini. Ma ora non importa, non pensiamoci: “vorrà dire che le persone piuttosto che al mare andranno in piscina”. E’ semplice la soluzione, no? Cominciamo così. Facciamo che del mare ora non ci importa. E’ importante che i turisti tornino a Castel Volturno, e che si divertano.  Tuttavia è importante considerare la riconversione non è solo come un affare economico, fonte di guadagno per Francesco, ma anche come un’importante novità sociale: recuperare un pezzo di territorio abbandonato e arrugginito. Sarebbe l’esempio di un piccolo privato che contribuisce a togliere i pregiudizi da una spiaggia e da un territorio insultato dalla mancata volontà politica di mettervi le mani. Anzi, forse è meglio che le mani le mettano persone oneste, laboriose.

Solitudine

Al di là del profondo ottimismo che guida il loro, bisogna purtroppo rilevare che questo tipo di imprenditori sono molto soli. Per definizione un imprenditore è un privato che gestisce un impresa. Il rapporto è semplice: uno a uno. Le relazioni sono binarie: imprenditore – fornitore, imprenditore – cliente, imprenditore – imprenditore. L’associazionismo non è una strategia puramente economica, né per l’imprenditore classico né per Francesco. Questo affare lo gestisce lui. Sarà, infatti, solo lui a riconvertire in maniera produttiva quel pezzo di spiaggia ora dimenticata da Dio.

Rischi e costi ambientali

C’è un altro attore con cui il singolo imprenditore si deve confrontare: la criminalità organizzata. Cerchiamo di non semplificare troppo, la camorra non è un attore singolo ma un’associazione a tutti gli effetti, che esercita un considerevole potere coercitivo. E lo strumento privilegiato per ottenere consenso dagli imprenditori è l’estorsione. In realtà, per Francesco e per quegli imprenditori che, denunciando, mi hanno raccontato questi estratti del loro vissuto in queste terre tradizionalmente caratterizzate dalla presenza dei clan, l’estorsione è “punto di non ritorno”. E’ decisivo, infatti, poiché  a partire da quell’incontro e quella minaccia tu puoi scegliere se pagare e aver per sempre il clan che esercita il controllo anche all’interno della tua azienda – oppure puoi scegliere di ribellarti. “Ho denunciato senza neppure pensarci, dopo l’incendio del mio furgone e un’aggressione violenta che ho subito!”. Alla prima estorsione subita, la camorra aveva già superato il limite concepito da Francesco: non un limite monetario, ma di morale economica. “Un imprenditore, infatti, non può permettersi di rispondere ogni 3 mesi alle esigenze dei clan”.

anti-racketI rischi per Francesco ci sono e ci saranno anche in futuro: “chissà se ora verranno a chiedermi il pizzo”, mi confida. Ma Francesco non ha dubbi: denuncerebbe subito. Perché si sente protetto dalle Forze dell’Ordine che l’hanno aiutato a gestire il periodo post-denuncia, attraverso aiuti concreti, protezione effettiva e relazioni informali di amicizia e collaborazione che sono necessarie per percepire la presenza perpetua dello Stato. Di uno Stato che non sempre distrugge e sequestra, ma che ti assiste e ti accompagna, e ti permette di realizzare tutti quegli investimenti che altrimenti non avresti il coraggio di fare. Perché è l’investimento il principale obiettivo delle mafie. E allora mi chiedo: quanto alto è il costo economico della criminalità organizzata sui progetti potenziali degli imprenditori? Quanti imprenditori, cioè, non crescono economicamente per paura di vedersi automaticamente e proporzionalmente aumentare la rata di pizzo da pagare? Quanto alto è il costo morale di tutto ciò e quanto incide il degrado ambientale e politico sulla felicità individuale?

Questioni che, in parte, sono pura retorica intellettuale o cronaca giornalistica, ma che vivono accanto a questi imprenditori e alle loro imprese quotidiane.

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