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La Cotogna di Istanbul – Ballata per tre uomini e una donna

lo scrittore Paolo Rumiz

lo scrittore Paolo Rumiz

di Natalia Benedetti

sarajevo-1Una melodia dolce amara accompagna questo romanzo, una malinconia delicata e struggente che trova il suo compimento nei Balcani, nata dalla cultura, dalle tradizioni e dalle religioni che popolano quelle terre: ebrei provenienti dall’Andalusia, musulmani, cattolici ortodossi venuti dall’est. Racchiusa nelle ballate antiche che cantano l’amore e la solitudine, corteggiando la tristezza, questa musica si è fermata a Sarajevo, città che è stata crocevia per molte genti, un tempo patria serena di popoli diversi, esempio concreto della possibilità di una convivenza tra culture dissonanti, prima che la guerra e la bramosia di potere della classe politica ne distruggessero e violentassero il popolo.

In questa città che porta i segni evidenti del passaggio della storia e del mutamento degli uomini, diverse culture si incontrano scoprendosi identiche nella loro nostalgia: nel modo di dar voce alla passione struggente che guida il cammino degli uomini. Qui si compie la storia d’amore di un uomo per una donna, raccontata giorno dopo giorno per scacciare la tristezza ed esorcizzare il dolore, un racconto che cresce nutrendosi delle sue stesse parole, che si ritaglia una sua esistenza particolare, conquistandosi i cuori di chiunque l’ascolti. Per cercare di riprodurre il suono, il calore e la cadenza di quella storia raccontata a voce da Max, suo protagonista, l’autore pone le parole in ballata, per cercare di ricreare quella melodia; nonostante scrivere sia cosa fredda, senza cuore, di fronte al calore di una voce che canta il suo amore per consolarsi dalla solitudine.

 Protagonisti di questo strano racconto sono Max, austriaco innamorato dei Balcani, che haSarajevo eletto patria dell’anima Sarajevo, per quel modo speciale in cui uomini e religioni si combinano, e Masa, Bosniaca musulmana, viso da tartara e occhi neri, figlia di partigiani, forte e altera come una regina egizia o una principessa turca. Si incontrano un giorno a Sarajevo, poco tempo dopo la fine della guerra e si innamorano perdutamente l’uno dell’altra senza nemmeno conoscersi, solo per la magia di un momento, sulle note di una canzone antica. Questa è la canzone della gialla cotogna d’Istanbul: ha radici lontane, racconta la storia di due innamorati sfortunati e porta come simbolo un frutto sgraziato dal profumo inebriante e stordente, presagio di travolgente passione e tragico distacco. “Zute dunje iz stambola” fa parte delle Sevdalinke, struggenti canzoni d’amore della tradizione bosniaca, Masa la canta per Max in una notte d’inverno, prima della sua partenza, ed essa compie il sortilegio: l’amore si nasconde nella sensazione di nostalgica mancanza che ti mette in corpo. “Ballata per tre uomini e una donna” perché questa storia racconta dell’amore sconfinato di tre uomini per la stessa donna: Masa, e di come furono disposti ad annientarsi per lei, sempre con l’ingenua serenità di colui che, divenuto pazzo per amore, sorride di fronte a chi si burla di lui perché non ha idea di ciò che vuol dire. Sullo sfondo emerge la storia di un intero paese, raccontata attraverso immagini semplici di vita quotidiana: profumi, ricordi, sogni; la vita dei protagonisti non è altro che il risultato di questo caleidoscopio di culture, fra guerra e pace, partenze e ritorni che attraversano tutti i Balcani, terra che porta i segni pesanti del tempo e della storia, tra moschee e chiese ortodosse, taverne fumose e spezie profumate.

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