di Claudio Cavazzuti (ilRasoio)
(segue da parte 1 – dove si decide di partire in 1/2 minuto, parte 2 – dove si ascolta il blues del delta del Mississipi, parte 3 – dove ci si imbatte nel melting pot di New Orlans , parte 4 – dove si conclude il viaggio)
Ci sono due ragioni per cui l’America è un grande paese. Il primo che è giovane: giovane rispetto a tutti quelli del nostro caro Vecchio Continente. Il secondo motivo è perché gli americani, o meglio i reietti della vecchia Europa che vi approdarono almeno quattro secoli fa la hanno conquistato nel vero senso della parola.
Tralasciamo i giudizi: ogni conquista implica dei morti. Così è stato per i nativi. Così è stato per gli schiavi deportati dall’Africa sulle navi negriere. Se dovessimo però applicare questo metro di giudizio, quello delle vite spese per la conquista, per i diritti calpestati allora noi europei saremo gli possiamo “vantarne” più di tutti gli altri.
I coloni europei conquistarono le paludi della Lousiana fondando New Orleans, ma gli americani oggi l’hano ricostruita dopo l’uragano Katrina. Hanno domato il deserto del Texas, del Nevada, del New Mexico o dell’Arizona. Hanno costrutio ferrovie e strade nei luoghi più desolati e impervi del pianeta. Hanno scavato pozzi di captazione nei luoghi più aridi, costruito ponti su fiumi della portata del Mississippi. Hanno reso percorribile ogni tratto del continente, da costa a costa. In tre secoli.
Per questo il viaggio e in particolare quello da costa a costa per gli americani è sacro, perché averlo reso possibile è costato fatiche indicibili. Ovunque siamo approdati, dalla Georgia all’Alabama, dal Texas all’Arizone, tutti ci hanno chiesto con rispetto da dove venivamo e dove eravamo diretti. Ci hanno chiesto se avevamo visitato quella o quell’altra bellezza del territorio, come se ci invitassero ad entrare in casa loro. Il tutto sorridendo e augurandoci buon viaggio.
Siamo a 2258 miglia percorse. Ogni miglio di strada sembrava fosse stato costruito per noi. Ogni bellezza, naturale e artificiale, anche la più isolata, viene mantenuta nella più severa pulizia e ordine. Valore. Per gli americani la propria terra (ancor prima che il proprio paese) è sacra. Forse perché se la sono conquistata.
Per questo oggi le foto le dedichiamo alle strade, le highway, che una volta si chiamavano routes, rotte, e che -forse non lo sapevate- negli Stati Uniti si possono adottare.
- White Fortress Anasazi, nel parco nazionale del Canion de Chelly (Arizona)
- Grand Canion
- una strada adottata dai Navajo che la ripuliscono
- un oppositore texano di Obama
- Un cartello che segnale l’adozione di un tratto di strada
- Texas nei pressi di El Paso
- Sulle strade dell’Arizona
- Sulle strade dell’Arizona
- sulle strade dell’Alabama
- sulle strade del New Mexico
- sulle strade del New Mexico
- strada nel parco nazionale delle White Sands in New Mexico
- Riserva Navajo in Arizona
- Riserva Navajo in Arizona
- Riserva Navajo in Arizona
- Riserva Navajo in Arizona
- Riserva Navajo in Arizona
- Sulle strade dell’Arizona
- Parco Nazionale delle White Sands in New Mexico
- Montezuma Castle, tra Flagstaff e Sedona, Arizona
- La storica Route 66
- La Route 66 in Nevada
- La Monument Valley in Arizona
- La Monument Valley in Arizona
- La Monument Vally in Arizona
- La Monument Valley in Arizona
- La Monument Valley in Arizona
- La Monument Valley in Arizona
- La femmina controlla, il maschio si abbuffa
- La carrozza checi ha portato da Atlanta a Los Angeles
- L’arrivo a Los Angeles, California, sovrastata dai suoi fumi
- Io abito al Grand Canyon
- Il “Mexican Hat” in Arizona
- I sicomori del fiume Colorado
- Grand Canion
- Grand Canion
- Flags of America
- El Paso: la città sul Rio Grande al confine con il Messico, ultimamente turbolento per la guerra fra Narcos