Erasmus/Europe/Multiculturalismo/Russia/Stranieri

Sotto lo stesso tetto: cronache esilaranti di intercultura quotidiana

di Elisa Tolinelli e Francesco Tassi

(altri articoli di Francesco: Tre emiliani nel deserto dei tartariToronto Dromomania – Toronto Trauma. atto primo)

Erano gli ultimi giorni di luglio di un’estate che doveva ancora iniziare. La notte stellata, il suono dei tamburi dalla strada, il dolce sapore di un narghilè alla mela. Io e Fil. I soli reduci di questa casa Lorenzini, luogo di incontro e di dibattito sul senso del mondo e del vivere. Sessi, culture, paesi, fisicità diverse, costrette a confrontarsi e a capire, giorno dopo giorno, che nel mondo il nostro non è che uno fra i tanti modi di esistere. Io sono la coinquilina più anziana. Ricordo bene quando li vidi per la prima volta, Ahmed e Sasha.

Ahmed fu il primo ad arrivare, vestito di nero, tutto scuro, ombroso e rude nei modi, voleva quella camera subito. Io accettai di mostrargliela. Seguirono le sue chiamate insistenti per potere occupare il salotto nell’attesa che i vecchi inquilini se ne andassero. Poi finalmente occupò la sua camera e presto la casa si riempì dei segni della sua presenza: un narghilè, scarpette da calcio, musica araba, l’odore pregnante di dopobarba e il profumo di pollo alle patate e cipolle.

Sasha, invece, alto e biondo, muscoloso e misurato, non sembrava nemmeno umano, ma un robot creato per uccidere. Con un vestito elegante, entrò dal portone e analizzò l’ambiente. Non si poteva leggere nei suoi occhi di ghiaccio quello che stava pensando quando entrò nella casa per la prima volta. Si guardava intorno dicendo: “Buono, tutto buono, quanto costa? Bene. Ciao!”. Bastarono due minuti e tre parole per concludere la trattativa.  All’inizio credevo che non sapesse parlare italiano, ma mi sbagliavo. Come presto scoprimmo sapeva usare il congiuntivo e, dopo qualche bicchiere di vodka, era perfino capace di comporre frasi al condizionale.

 Ahmed e Sasha: nulla poteva essere più diverso di loro. Ahmed, beduino arabo e cittadino israeliano, naso schiacciato, altezza media, un po’ tarchiato, moro con principi di calvizie, barbuto come solo come chi ha sangue arabo nelle vene può essere. Sasha, pugile e studente di italiano, era al contrario lo stereotipo perfetto del russo, con il suo naso rotto, i tatuaggi sui bicipiti, l’abbigliamento sportivo, l’accento slavo e l’amore per la vodka e le belle ragazze. Mi ricordava l’eterno sfidante di Rambo.

Russia e Palestina: niente di più differente, eppure costretti a dividere lo stesso tetto, a Casa Lorenzini.

“Fil, ti ricordi quella sera…”

Casa Lorenzini, 9 di sera.

Ahmed: “E’ pronto!!!! Filipp-poò dove sei?! “

Sasha annusa l’aria della cucina: “Cosa hai cucinato Ahmed?”

A: “Cucina araba! Ali di pollo, cipolla e patate!”

S: ”Vaffanculo Ahmed! Tu sempre pollo! Io voglio mia zuppa.”

Mentre Giorgia e Filippo si siedono a tavola, Ahmed serve il cibo nei piatti.

Sasha apre il frigo.

S: “Dov’è mia zuppa?? Stupidissimo arabo hai mangiato ancora mia zuppa! Vaffanculo! Tu capisci nulla!!”

A: “Mannaggia, mannaggia! Io non sono ladro.”

Filippo: “Cosa hai messo nella zuppa Sasha?”

S: “Poco: Olio, pollo, anice, cipolla, aglio, peperone, melanzana, mela, pera, patata, ketchup, senape, maionese, maiale…”

A: “Maiale???”

S: ”Maiale, dà!”

A: “Ah mannaggia mannaggia, ho mangiato maiale! Andrò in inferno!”

S: “Stupidissimo Ahmed. Che cosa dici?”

A: “Maometto dice non mangiare maiale, non è puro! Haram, Haram! I musulmani non mangiano maiale! Allah akbar, perdonami!”

S: “Maometto non è qui che ti guarda! Bevi birra, da?”

A: “NO!!! Alcool non si può bere! Senti! Tu devi capire! Corano dice no maiale, no alcool, no sesso prima di matrimonio!”

S: “Che ti importa di Corano? Io credo che, come si dice, uomino schiavo della religione. Dov’è Dio? Io non lo vedo. Dio Dio. Io sono Sasha, io sono il mio Dio! Io faccio cosa voglio. Io mangio cosa voglio, bevo birra, vodka. Faccio festa e scopo quanto voglio! “

A: “No! Noi non facciamo così! Tu chiedi moglia a padre, un anno fidanzati e poi ti sposi, fai bambini. Io ho già casa pronta, pecore tutto! Il mio sogno è portare moglia nella casa di mio padre e fare famiglia grande come le stelle nel cielo.”

S: “Famiglia è uno schifo! Giovane scopare, fare festa. Poi trenta anni, vado in isola deserta per dieci anni, io e mia vodka. Imparo sopravvivenza, rissa con scimmia, come in quel film, come si chiama, ehm… inglese, Cast Away , conosci? Poi torno in Russia e forse sposo, ma non fare bambini, bambini fare tanta merda, quindi bambini è schifo.”

A: “Vedi Sasha tu non capisci! Bambini sono la cosa più bella. Io voglio fare pedatra, voglio avere tanti bambini! Ahmed II, Mohamed, Aisha, Fatima e ultimo Moyad, come mio nonno.”

S: “Si, ma Tu bisogna prima mettere tuo arnese in pesca (equivalente russo della nostrana “patata”)!!”

A: “No! Prima moglia! No fare come italiane.”

Giorgia: “Ma Linda? La tua fidanzata Ahmed, non è italiana? Cosa ne pensa di questo?”

A: “Lei stupida, voleva solo scopare, io lasciata.”

S: “Tu ricchione arabo! Tu devi fare come me! “

Tin-tin-tin-tin , suona un telefono.

F: “Ehi Sasha, quale delle tue ragazze è questa volta?”

S: “L’ australiana, c’è festa in Discoteca Barone Rosso, poi dopo casa sua. Lei stupidissima, solo cazzo in sua testa!”

Sasha si picchia colpi nella testa.

Din-don, Filippo va a rispondere al citofono.

Filippo: “Chi è?”

Voce esterna: “Sono Sayuri! C’è Sasha?”

F: “Sasha, è la ragazza coreana!”

S: “Dille di tornare domani. Già con l’australiana questa sera.”

Sasha è pensieroso…

Giorgia: “Sasha perché sei così pensieroso, stai filosofeggiando?”

S: “Si, filosofia del cazzo. Io stupidissimo… Potevo scopare tutte e due! Ah ah ah!”

Ahmed: “Mannaggia mannaggia! Bella vita Erasmus, tutte puttane. Solo pensare a divertimento.”

S: “Cosa è Erasmus? Io sempre sento parlare di Erasmus, cazzo è Erasmus?”

Filippo: “E’ un periodo di studio che si svolge in un’università europea diversa da quella in cui sei iscritto”.

S: “Ah si conosco. Ma Erasmus in Russia nessuno fa!  Io voglio Erasmus in Siberia! Mosca-Siberia è dodici ore di treno! Ahahah! Erasmus vaffanculo!”

A: “Russia?! Ah chi vuole fare Erasmus in Russia? Freddo, cibo cattivo e musica brutta.”

S: “Russia ha musica bellissima! Leningrado’s cowboys, Peter Nalich, per esempio!”

Sasha fa partire la musica dal pc.

S: “Questa è musica! Non quella che ascolti tu! “

A: “Io ascolto solo musica che capisco.”

Giorgia: “Nemmeno gruppi famosi come i Rolling Stones?”

A: “No, non mi piace.”

Filippo: “Nemmeno cantanti italiani? Celentano, Bocelli, Pavarotti…”

A: “Pfiu! Mai sentiti io ascolto solo musica araba. Ascoltate!”.

Musica proviene dal cellulare di Ahmed e si sovrappone alla musica di Sasha.

S: “Questa è merda! Vaffanculo arabo io vado a fare festa, io vado al Barone e lascio solo con tua musica! Ciao!”

Filippo: “…eh già Giorgia quella cena è stata indimenticabile. Quei due discutevano sempre, eppure riuscivano a condividere la stanza, riuscivano a capirsi in quell’italiano inventato che noi due non abbiamo mai decifrato. E poi, se ricordi, la mattina in cui Sasha è partito per tornare in Russia si sono abbracciati. Nonostante i litigi, nonostante le diversità avevano imparato a volersi bene.

Gli ho visti in cucina una sera sul balcone mentre parlavano e fumavano il narghilè come stiamo facendo noi adesso. Parlavano del loro paese e sorridevano. Nujudat e Mosca. Isreale e Russia. Ahmed parlava della sua famiglia e Sasha dei suoi amici. Sasha parlava del freddo gelido dell’inverno russo e Ahmed gli descriveva il caldo soffocante dell’estate nel deserto. Parlava anche della guerra e delle ingiustizie che accadono nel suo Paese. Sasha che ha sempre fatto la parte del più forte allora ha cambiato espressione in quel momento. Gli occhi brillavano ad entrambi sotto il cielo stellato. E sotto quelle stelle infinite sembrava che la loro diversità fosse solo un questione di punti di vista. Abbiamo bisogno di sapere chi siamo ed è solo condividendo la nostra vita con chi è diverso da noi che possiamo impararlo.”

Giorgia: “Già, ben detto Fil. Ma io sono stanca e vado a dormire… Sai una cosa? Ora che quei due se ne sono andati e tutto è tornato tranquillo mi viene da pensare che questa casa non sarebbe la stessa senza di loro… Siamo stati fortunati e vivere insieme a loro anche se è durato poco. Mi hanno fatto scoprire due mondi nuovi e un ponte che li collega.”

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(articolo apparso su ilRasoio)

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